L' acqua
è femmina, scrive Ulderico Bernardi.
La Piave scende nervosa dal
Peralba e dopo la fastidiosa stretta di Quero, da noi già si calma nel
rodolar sassi.
Come guarda oriente trova il tempo per
raccontare storie, tralasciando di sradicare ontani,pioppi ed acacie.
Parla di frane e percorsi mutati,
inondazioni, molini e folli menati via.
Il 1966 se lo ricordano in molti qui,
con La Piave rabbiosa che ha portato paura insieme ai morti, come
il Vajont tre anni prima, della "Guerra Granda", quando si dice il sangue
arossò le sue acque, mantiene nascoste sulle rive i ricoveri e le
postazioni d'artiglieria leggera.
Alle vite rubate La Piave ha
fatto abitudine, da quando a sfidarla sono scesi dal Cadore gli zattieri e
per attraversarla si usava la barca, sino alla costruzione del primo ponte
nel 1871 |
Foto S.
Toso
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Foto S.
Toso
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Del passo di Covolo ancora si conserva il nome.
Ora soltanto di rado, quando un foresto
dalla facile confidenza pretende nuotarvi, La Piave segue il suo
impulso, ma senza vera colpa.
Per lo più, tranne in primavera e
nell'autunno,pare stanca delle tante prese a monte per bacini
idroelettrici e canali irrigui, offesa nel sentirsi ripetere quanti danni
ha fatto.
Dopo gli scavi di ghiaia e sabbia, continui dal 1950 sino agli anni '70,
si è ritirata brontolando sotto le crode di Bigolino, sulla riva opposta.
Ne' si è dimenticata di quando pochi
decenni fa, l'abbiamo trasformata in pattumiera, ma ciò che più le rode è
il chiamarlo al maschile. |
Ha cominciato
Plinio quasi duemila anni fa col nome "Fluvius Silis" , seguito da
altri con "Amasso" ed ora la storia ha preso piede, cosi che quasi
tutti la chiamano Fiume Piave, anche da noi.
Troppo,per chi è femmina.
Più volte aveva reagito, come
nella potente piena del 1896 distruggendo il ponte in larice del
Cadore, costruito per la prima volta 25 anni prima.
Rifatto in pietra nel 1908,
250 metri più ad ovest venne distrutto nella prima guerra mondiale,
ricostruito e di nuovo riparato dopo i bombardamenti aerei della
seconda.
E' conosciuto come il ponte di
Vidor, ma La Piave, sa bene che in buona parte appartiene a
Covolo.
Con metodo subdolo ha provato a
minarlo, scalzandone lentamente le basi dei piloni, ma se ne sono
accorti e li hanno rinforzati.Cosa mediti adesso non si sa...
A noi di Rovigo piacerebbe se,
almeno con un ramon, si riavvicinasse un pò, solo un pò. |
Foto S.
Toso
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Foto S.
Toso
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Nel 1946, anno
più, anno meno, abbiamo incaricato Fany Bernardi da Cornuda di
affrescare le tre nicchie del capitello posto sulla nostra riva.
Sul lato verso
La piave ha dipinto un angelo custode che protegge due bambini dal
pericolo delle acque.
L'alta
intercessione è servita, non si ricorda che da allora qualcuno del
nostro paese sia morto affogato nel vicino tratto della Piave.
Anche per
questo noi speriamo in un pur cauto riavvicinamento.
Nei
preliminari abbiamo provato con la cortesia, ripulendo le rive,
l'alveo, ripristinato orti e campi coltivati vicino alla riva,
tagliato parte dei troppi alberi cresciuti nel suo letto... ma lei
permalosa niente: se ne sta sempre dall' altra parte.
Da un lato la
situazione ci ha portato dei vantaggi, certo una maggiore sicurezza,
ma anche, grazie ad una grava con grandi spazi cespugliati ed
arborati, la presenza di tante specie animali, quasi un' oasi. |
Ora speriamo
che quest' idea della passeggiata ecologica l'aggradi.
Sarà
importante che tutti i partecipanti la trattino con rispetto (ad
esempio nell'attenzione a non lasciare cartaccie o altri rifiuti
lungo il percorso) ma sopratutto badando bene a non farsi mai
sentire chiamandola al maschile!
La Piave
è femmina.
Quelli di
Rovigo
A cura di M.
Pizzaia
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Foto S.
Toso
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